Clementina Culò Brocadello
	1° classificato
	Al mio piccolo fiore
	
	Erano i primi di marzo
tornavano le rondini ai nidi
la terra si risvegliava alla vita
e in una mattina di sole
sei nata tu, mio piccolo fiore.
Si agitavano in me
la paura di tenerti in grembo
di sfiorarti appena appena
di aiutarti a crescere forte e sicura
e pur fra tante ansie
c‘è stata per te, mio piccolo fiore,
una subitanea esplosione d’amore.
Ti guardavo incantata e sapevo che eri mia,
bastava una tua smorfia o un tuo sorriso
per gioire fino alla follia.
Le ore, i giorni, i mesi, gli anni
si sono susseguiti in un inarrestabile girotondo
e tu, mio piccolo fiore,
sei sbocciata in una splendida donna
ed hai iniziato da sola ad esplorare il mondo.
Ora i nostri ruoli sono mutati:
io sono diventata la bimba fragile
tu la mamma forte
e sempre ci lega un cordone d’amore
che nessuno mai potrà spezzare
nemmeno la morte
per me ancora piccolo, stupendo, preziosissimo fiore!
	
	Claudio Bellini
	2° classificato
	Ester
	
	Ester ha solo i papaveri
come amici
e li pensa anche di notte,
quelle notti che sono più scure,
quando anche le stelle
hanno il timore di ferirsi.
	
	Ester conta le attese
che come ragni rigano la gola
di noduli irrisolti
ed i secondi diventano chiodi,
dove la ruggine immane comanda.
	
	Ester e le sue gambe
a rotelle,
riccio serrato nella morsa
della diversità.
	
	Scivola sui vetri una
lacrima fredda come neve,
gelida carezza di cuore sfregiato.
	
	Oltre la finestra
Ester sogna ancora,
una sedia colma di papaveri
e la corsa di un’ora.
	
	Rina Ravera
	3° classificato
	Padre e figlio
	
	Un bimbo ed un uomo camminano vicini
la grande mano nella piccola mano.
L’uomo narra al bambino favole belle
gli sorride, poi guarda le stelle.
	
	Un uomo e un vecchio camminano vicini
le mani non si sfiorano nemmeno.
L’uomo non parla col vecchio, fissa lontano
il vecchio invece lo guarda e piange piano.
	
	Vito Coppola
	4° classificato
	Pane amaro, lavoro nero
	
	Pane amaro, lavoro nero
In questa terra troppo assolata
Dove ogni ombra cela il bene ed il male
Donne già vecchie sgravano
Figli che crescono senza ricordi
Dove il vento trasporta sabbia
E cenere.
Terra arrossata di troppo sangue
Dove l’acqua è troppo torbida e
Troppo cristallina.
Terra calpestata da troppe scarpe chiodate.
In questa terra io son nato.
Troppo a sud.
A sud di ogni convenienza.
A sud di ogni vacua certezza.
	
	Dino Valentino Moro
	5° classificato
	Preghiera
	
	Dio
Ti ringrazio
di averci dato
i sogni
per salvare
la parte di noi
che sta per morire.
	
	Giovanni Zavattaro
	6° classificato
	Il cavaliere celta
	
	Posso offrirti una torre diroccata
a picco sul mare,
un prato smeraldo ed un cielo
quasi sempre in tempesta,
i belati delle pecore, i richiami
dei cani e dei pastori.
Posso offrirti la lana da filare,
il latte, il sidro, il miele
e storie di fantasmi la sera,
al calore del fuoco.
Posso offrirti una scala di pietra
da salire abbracciati,
un lume da spegnere d’un soffio
ed un canto di gallo.
Ci saranno per noi molte stagioni:
brevi estati solari
e autunni di cui si nutriranno
le struggenti tue malinconie,
ci darà l’inverno la complicità del buio,
erbe la primavera con quei fiori
che ogni sera raccoglierò furtivo.
Ci saranno per noi molte stagioni,
poi finirà il mio tempo,
ma tu ne vivrai tant’altre ancora:
conserva allora il mio ricordo, amore,
racchiuso in un sorriso e in una lacrima.
	
	Giuseppe Spiotta
	7° classificato
	Nel silenzio del buio
	
	Galleggiavo
In una indefinibile pace
Cullato
Nel silenzio del buio
Dal calmo respiro
Del mare
Intorpidita
Si chiedeva la mente
Se tornare
Alla realtà del tuo corpo
O abbandonarsi
Al sonno.
	
	Rosa Sorda
	8° classificato
	Pomeriggio d’inverno
	
	Dolce pomeriggio d’inverno
dolce e limpido sole
d’inverno
tra le pieghe
della tua luce
e dalle ombre tristi
trapela un senso di pace
e consapevolezza
	
	Luca Maria Vicamini
	9° classificato
	Un segno sulla parete
	
	In ascolto
	
	resto
mentre i rumori
	
	vengono divorati
dalla notte vicina
cammino
	
	per la strada
movimenti
d’ombre,
	
	mi fermo,
ascoltando il cuore
	
	che batte di paura
un segno
	
	sulla parete
	
	tracciato con fretta
	
	da una striscia
	
	soffiata
di colore
	
	parola muta
	
	di una lingua
	
	che non conosco
ma che possiede
una sua bellezza
	
	non dice nulla
	
	una cantina
	
	e la sua sporca
porta
	
	un motore
	
	che ruggisce
	
	e poi fugge
	
	mi siedo
su di un pensiero
	
	mentre
	
	la notte
	
	diviene
una pallida alba
	
	Marilena Forlino
	10° classificato
	L’attesa… di neve
	
	Tacita è l’attesa, buia e pacata
a scandire il gelo del tempo.
	
	Non s’ode rumore, indugia il pulsare
dell’ora fredda, nel silenzio
di ghiaccio, allacciato alla pelle.
	
	L’attesa si muta in spruzzi fiochi
bianchi, di neve, liberi e frizzanti
sicuri e audaci, in una danza lieve
	
	a posarsi sull’orto, sui sassi
sul tetto fragile della memoria.
	
	Neve a gennaio di un’età remota
quando, a cucchiaiate riempivi
il calice di vetro, grossolano.
	
	Uno spruzzo d’arancia e le tue
labbra assetate succhiavano,
arrossate dal gelo, quel nettare
atteso, manna, frutto prezioso.
	
	Si scioglieva nella tua bocca
adagio scendeva… lo sentivi
in quel viaggio, breve, freddo
arrivare alla meta.
	
	Ed era piacere, gelido, dolce
grande, stupore di miracolo, il tuo.
	
	Madre, in quel gennaio, ultimo
ti nutrivi di neve.